....un ciclone mediterraneo si sta per formare poco al largo della Tunisia... lunedì arriverò sulla Sicilia Occidentale, intorno al suo centro si intensificheranno venti tempestosi e intense piogge...e la Protezione civile emana ALARME ROSSO...E noi guardiamo il cielo e i fragili fiori delle gli ulivi con grande preoccupazione....

La nostra piccola Azienda si trova nella Zona D, come spiegato nel racconto precedente, poco lontano dalla Tunisia....E' il 15 maggio, gli ulivi sono in fioritura, un momento molto delicato, le piogge faranno danni? Quanti? Quali?
 Quando ancora mio suocero - Vito Ciaccio - era in vita e venivamo a trovarlo gli chiedevo anche più avanti nell'anno se si aspettava molte olive. Lui non si pronunciava mai, si vedrà quando sarà il momento usava dire. Mi faceva preoccupare perchè mi ero assunto il compito della vendita e mi serviva poter prevedere quante persone avrei dovuto coinvolgere. A quel tempo facevo molta formazione imprenditoriale, insegnavo alle cooperative sociali a programmare le loro attività, a fare il budget economico e delle risorse umane.

Le discussioni sul "rischio d'impresa" erano all'ordine del giorno. Nello sforzo di scrivere il budget utilizzando schemi e discussioni, mi si faceva notare che era impossibile prevedere cosa sarebbe successo. Io contestavo gli scettici, spiegavo che l'esercizio del fare il budget non eliminava i rischi poteva però aiutare a limitare i danni. Lavorare sul budget permetteva di prevedere, simulare diverse situazioni anche sulla base di dati raccolti negli anni precedenti, sulla base dell'esperienza documentata: i rischi diventavano più prevedibili in sostanza e si potevano sviluppare alternative da utilizzare in caso di previsioni sbagliate. Lavoravo con le cooperative sociali. Molti colleghi imprenditori e/o consulenti aziendali, economisti, mi avvertivano che le cooperative nonchè l'inclusione di persone cosiddette svantaggiate aumentavano i rischi d'impresa, per troppa democrazia e poca cultura del lavoro. Non è mai stato facile rispettare lo spirito della cooperazione e dare opportunità a persone che non voleva nessuno ma piano, piano con la disciplina di una articolata programmazione organizzativa ed economica sulla base delle esperienze acquisite e condivisa tra tutti, la preparazione annuale di un budget messo a punto insieme che serviva per verificare passo passo cosa succedeva....insomma siamo riusciti a fare grandi cose!
Soltanto qui e nel mio nuovo mestiere mi sono resa conto che l'imprenditore agricolo, il contadino, corre un rischio d'impresa molto più elevato, per diverse ragioni di cui un po' alla volta vi ho parlato e parlerò su questo blog.. L'elemento principale è che la natura, gli alberi, le piante sono vivi, un sistema complesso, interconnesso tra piante, suolo, atmosfera e i frutti di un ciclo in cui ogni elemento gioca un ruolo ben preciso, anche noi umani che rischiamo di fare danni invece di armonizzarci con tutto questo.
Certo, anche nel caso dell'imprenditore agricolo è utile programmare l'attività in base alle piante, le loro esigenze, i tempi di lavoro nonchè i rapporti con i clienti, e tra i costi necessari e ricavi possibili. Tuttavia mentre in un ristorante con 40 coperti seppur con difficoltà riusciamo a programmare un menu, le materie prime necessarie, l'attività di promozione e vendita e cosa fare eventualmente con i residui, con impegno, buoni contratti di lavoro, un po' di investimenti riusciamo con una adeguata formazione di cuochi, aiuto cuochi, camerieri etc a migliorare i risultati. Comprenderete invece che formare gli ulivi affinchè facciano un numero certo di olive e di una qualità soddisfacente è cosa ancora più delicata e complessa. 
Molto si può fare per rendere gli ulivi più forti e resistenti, più capaci di difendersi da eventuali agenti di minaccia, più contenti e quindi più produttivi. Devono potersi nutrire - come noi - con sostanze sane e naturali. Fondamentale è poi l'osservazione, giorno dopo giorno per capire quando aiutare. Anche quando lavoravo nelle cooperative sociali l'osservazione del benessere delle risorse (umane e materiali) era fondamentale per riuscire ad adattare l'organizzazione alle loro particolarità. E' così è con gli alberi, con la differenze che - almeno io - li conoscevo meno, molto meno. Piano piano ci si conosce e ci si spaventa meno. Ho imparato che il vento è fondamentale per la fertilizzazione, mi spaventava....
E' bellissimo osservare il graduale sviluppo dei fiori e dei frutti, un processo affascinante. Anche qui, per capire se siamo in ritardo o in anticipo sono utili le foto e le annotazioni dell'anno precedente che mi sforzo di fare, cerco di costruire anche qui un budget ma vi confesso che è davvero difficile. Le sorprese sono di più, molto di più delle certezze! Oggi è il 17 maggio, non piove più, il cielo si è fatto blu ma c'è un vento freddo, sembra marzo! Gli alberi erano pronti, seppur in ritardo, quando è arrivato il ciclone, molti rami si sono spezzati e il terreno è pieno di piccoli petali...Ci siamo guardato, Saverio ed io, e ci siamo detti che non possiamo contare sulle olive quest'anno, se ci saranno, sarà bellissimo ma....L'imprenditore agricolo, il contadino, da sempre deve convivere con i rischi "naturali" ed è cosa davvero difficile! L'anno scorso nel paese qui vicino il giorno prima della raccolta una grandinata ha distrutto tutte le olive....vi immaginate? Che si fa? 
Si ricomincia, ma si impara anche da molte cose, il fuoco, la troppa acqua, manutenzioni continue riescono a ridurre i rischi. Certo, il lavoro aumenta e anche le preoccupazioni: il cambiamento climatico per noi contadini è un fattore di rischio davvero molto grosso, troppo grande, temo. Se a questo si aggiunge il fatto che l'industria, la fame di quantità, sicurezza e di rassicurazioni accrescono i rischi che si vantano di ridurre  - parlo di veleni, farmaci, macchine potenti, semplificazioni come ad esempio gli ulivi per le coltivazioni intensive che possono essere raccolte con le macchine -  penso che non riusciremo a collaborare con la natura, le sue risorse, i tempi e la pazienza necessari. E mi ricordo che anche nella cooperazione sociale molti hanno voluto correre troppo per dimostrare a chi correva di meno che la dimensione grande ci avrebbe protetto dai rischi d'impresa. Spesso non fu affatto così. Oggi 17 maggio sono contenta del nostro lavoro, della qualità che abbiamo raggiunto con l'olio e delle tante persone che lo aspettano. Ma oggi 17 maggio - fortunata perchè il ciclone qui è stato bene terribile che in tante altre parti -  posso dirvi che faremo di tutto usando l'esperienza ormai accumulata e registrata ma non sappiamo se gli alberi riusciranno a produrre quello che vorremmo. Ma ci sono mesi di lavoro davanti a noi!

Guardando verso Sud dalla nostra casa sopra le cime degli alberi vediamo il mare, il mare d'Africa come lo chiamiamo qui. Da qui alla Tunisia ci sono 180 km, 120km per l'isola di Pantelleria e poi altri 60km. Infatti, nei giorni limpidi Pantelleria riusciamo a distinguerla....la Tunisia a noi è vicina come Trieste a Venezia come Milano a Torino, più vicina di Firenze o Napoli a Roma. E tra noi è loro c'è solo il mare...
Lampedusa è piu a sud di Tunisi e Algeri, geograficamente e geologicamente è Africa, amministrativamente sta in Provincia di Agrigento. Certo, tutto questo lo sapete, meglio di me. Avete fatto le scuole in Italia!!!!
Da quando vivo qui mi è cambiata totalmente la prospettiva. Sono nata a Duesseldorf che sta in mezzo all'Europa, ho vissuto tra Trieste, Perugia, Roma, mai mi rendevo conto che cosa può significare svegliarsi la mattina di fronte all'Africa. E non parlo soltanto del clima, della vegetazione oppure del fatto che mai avevo visto il mare dalla finestra. 
Tutti i giorni penso al fatto che le persone cercano di raggiungere l'Europa per fuggire da situazioni insostenibili oppure per scoprire - come d'altronde abbiamo fatto noi - nuovi orizzonti, nuove prospettive, Per farlo - diversamente da noi - non possono prendere un aereo low cost oppure le - seppur poche - linee di navi che vanno e vengono dalla Tunisia. Loro no, perchè non sono Europei. La conseguenza di questa situazione assurda è che tutti giorni sentiamo e leggiamo di morti, nel mare che abbiamo davanti alla porta e che tutti ci invidiano. Contemporaneamente al fatto che i governi fanno di tutto per impedire ai nostri vicini di casa e di mare di arrivare qui, noi qui invecchiamo e perdiamo abitanti mentre sul lato sud del nostro mare ci sono i giovani e la popolazione che cresce. Non vi sembra una situazione assurda? 
Secondo le previsioni delle Nazioni Unite (variante media) la riva meridionale con 289 milioni di individui attesi entro il 2050 (87 milioni in più rispetto al 2020) si imporrà per consistenza demografica nel Bacino Mediterraneo, posizionandosi molto più avanti rispetto alla riva europea (188 milioni, 10 milioni in meno rispetto al 2020) che sarà seguita da vicino dalla riva orientale (158 milioni, 36 milioni in più rispetto al 2020). Questo atteso squilibrio demografico ne richiama un secondo altrettanto importante, vale a dire la disuguale distribuzione per età che ne conseguirà da un lato e dall’altro del Mediterraneo. Nel 2050, infatti, i paesi della riva africana dovrebbero contare un numero di under 25 superiore a quello delle altre due rive congiunte: secondo lo scenario previsto, 111 milioni di giovani di età inferiore a 25 anni abiteranno nei paesi della riva africana contro i 50 milioni di quelli della parte asiatica e i 42 milioni di quella europea. Più del 50% della “gioventù mediterranea” risulterà concentrata in soli cinque paesi: Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto. Al contempo, le previsioni stimano che quasi una persona su due di età pari o superiore a 65 anni risiederà nei paesi della riva nord (61 milioni contro 37 milioni nei paesi della sponda sud e 29 milioni in quelli della sponda orientale. (neodemos.info 2021) Insomma, abbiamo un grande bisogno dei nostri vicini di casa, per il lavoro ma non solo, perchè sono giovani, perchè portano nuove idee, nuove culture ma li mandiamo via.... 
Ma il mio orizzonte e le prospettive non sono soltanto cambiate perchè guardo tutti i giorni verso l'Africa Da quando vivo qui in questa zona rurale faccio la contadina e per lo più al Sud. Negli anni ho imparato che di noi contadini, delle aree rurali al sud, di noi e dei nostri problemi, delle nostre esigenze non si parla nei media generaliste. Esistiamo (forse) soltanto dietro alla narrazione sui "prodotti di qualità made in Italy" , qualche volta si vedono i nostri campi in una sciagura di "malotempo"  - come si dice qui  - oppure siamo intravisti nei vicoli ad odore di "mafia".
Nessuno, nessuno ci racconta del quotidiano rischio d'impresa del contadino, della vita dell'imprenditore agricolo in tempi di cambiamento climatico. Scrivo questo blog perchè mi piace raccontarvi della vita delle nostre piante, di come le trattiamo e di come trasformiamo i frutti in olio d'oliva. Penso che vi interessi conoscere il ciclo produttivo, penso che possa interessarvi il punto di vista di chi vive e produce qui. Un po' vene racconterò nel prossimo articolo.
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