Sono appena ritornata a casa dalla Sicilia. Mi guardo e mi vedo: io e la mia immagine dopo una trasformazione affine. Scopro di essermi trasformata pur essendo rimasta sempre me stessa. 
Oggi mi corrispondo di nuovo anche se dal punto di partenza, 3 ottobre 2020, al punto di ritorno, 8 ottobre 2020, sono accadute molte mutazioni. 
Questo stato mi provoca una folle felicità, inesprimibile. Ma voglio provare a darle voce. 
Quello che mi muove in queste brevi incursioni a Sud è la volontà di partecipare al progetto dei miei amici Saverio e Renate. Con loro si tratta di un legame che può essere riscritto ogni volta diversamente, il cui nucleo centrale è la nostra energia, la forza nel comporre, scomporre e ricomporre. 
Ci ariamo l'anima ogni volta. 
Trascorro 4 giorni ad Agareni con "Save e Renatine" e mi si rivoltano le zolle dall'interno. La mia parte centrale, densa, si rimette in circolo. 
A poche ore dal nostro congedo, quando io sono in nave a Palermo, Renate mi scrive:"grazie per l'energia". Ecco, sì, esattamente...energia. Quando trascorriamo del tempo insieme mettiamo in circolo una, mille, infinite forme di energia di trasformazione per cui succede sempre qualcosa, diamo forma a reiterate variazioni sapendo che alcune possono essere reversibili, altre, irrimediabilmente micidiali. E così, nel gioco del fare e disfare, per usare sempre le parole di Renate, siamo ancora più saggi! 
Ci rinnoviamo. Sottoponiamo quanto ci circonda al cambiamento e lo impregniamo di eterno. Questo l'ho letto nella brochure delle Sette Aje, azienda agricola della famiglia Cannata, con cui i miei amici collaborano. E' una frase di Gustave Thibone. 
Mi ha fulminato e ha illuminato tutte le trasformazioni cui ho dato forma o assistito. Progressive metamorfosi che annunciano potenti rivoluzioni. 
Tutto comincia dall'acqua. Le trasformazioni più importanti coinvolgono l'acqua. Saverio mette continuamente testa sulle possibili variazioni delle interazioni di superficie dell'acqua con tutti gli altri componenti del PAESAGGIO. E mi chiede se ho soluzioni ulteriori dopo che lui ne ha adottate molteplici. Io mi sforzo di assumere sempre quell'ulteriore punto di vista. Sento però di non poter rappresentare un riferimento, devo comprendere ancora molte cose, quindi, ascolto. 
Nel tempo che trascorriamo insieme, ci occupiamo anche delle variazioni dell'acqua nei prodotti della terra. Per alcuni processi l'obiettivo è allontanare l'acqua, per altri è rompere emulsioni, per altri ancora è stabilizzarne la presenza. L'acqua ha un ruolo importante, sempre e ovunque. 
Durante questo mio ultimo viaggio ho appreso il ruolo che svolge la dinamica dell'acqua libera nella gramolatura delle olive. Posso dire che è stato l'anno delle trasformazioni meccaniche. 
Ho conosciuto Leonardo Cannata, agronomo e consulente per l'azienda dei mei amici, finalmente l'ho incontrato in carne e ossa dopo aver ascoltato da parte di Saverio e Renate tanti racconti su di lui e la sua particolare postura d'intervento
Ho visto nascere, per mezzo del suo aiuto, la prima goccia d'olio formatasi dalla rottura dell'emulsione acqua-olio durante il processo di gramolatura meccanica della pasta d'olio. 
Mi sono spalmata a piene mani la faccia di sansa constatando che non vi erano contenute in essa alcune particelle di olio. 
Ho sniffato a "due nasi" il sapore di cicoria selvatica nel primo bicchiere d'olio dopo la frangitura. 07/10/2020 ore 08:34. Esce fuori il primo filo d'olio Agareni 2020 da 230 chilogrammi di olive Biancolilla raccolte il giorno precedente. 
Tanti fattori influenzano tutte queste trasformazioni di cui ho fatto esperienza in questi giorni: la temperatura, l'ossigeno, la luce, i materiali dei contenitori...ma io me ne sono messa in testa uno, il più speciale. Il substrato che favorisce tutto questo non è il suolo, il clima, il sole della Sicilia bedda...bla bla bla ... ma sono le persone, le persone che si mettono in gioco e che rischiano e che travagliano tutto il giorno, tutti i giorni. 
Sono felice di averle conosciute. Questi passaggi in Sicilia per me sono veri e propri attraversamenti di me da fuori a dentro, da dentro a fuori, fino a che non mi ricentro.
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