Oggetti smarriti

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Smarriti.
I miei pensieri sparsi nel taccuino cencioso che mi sono portata dietro durante l'ultimo viaggio in Sicilia, qui da Saverio e Renate, dal 29 aprile al 03 maggio.
Parole scrostate dalle pagine come intonaco screpolato dal muro.
Ve le riappiccico qui.

Scrosta e incolla, salva con nome.

29 aprile, ore 18.30. Cinisi, mentre attendo di noleggiare l'automobile.

E' l'ora di punta del tuo smarrimento, ti vedo.
Dormiremo vicini per qualche giorno.
Strano, vero?
Le ore del giorno se le riempi tutte di vita diventano insopportabili dopo un pò, anche tu diventi insopportabile, terribile.
Siamo vicini dalle 10:00 circa di stamattina!
Ma ... verrà la notte e ci riconosceremo, ci riappacificheremo...
Io e te presentiamo dei segni di riconoscimento; tutti e due sbagliati, percossi e pressati nello spazio delle nostre meningi.
Come vorrei farti una carezza!



30 aprile, ore 06:30 circa, dalla veranda di casa di Renate e Saverio, Contrada Agareni, Menfi.
Siamo venuti qui da Saverio e Renate per rallentare, per ascoltare, per mettere in luce le nostre fragilità, per fare spazio all'incertezza, all'imprevisto, al tempo vuoto, al tempo pieno, Per dare valore alle storie che i nostri amici ci raccontano ogni volta. Ma quante persone conoscono! Quanto mondo! Quanto possiamo fare insieme!
Il gallo del vicino canta da un pò... sarà mezz'ora già! Mi ricorda perchè sono venuta: per osservare te che cresci, e per osservare me che invecchio!
Tutta questa attenzione, forse, mi provocherà qualche svenimento... come la volta precedente. Spero di no.
Sono pronta...sento voci...e odore di caffè!
Vado...:"buongiorno! Oggi che facciamo?"

30 aprile, prima di andare a letto.



Rintracciare schegge.
Oggi ho rintracciato pezzi che si erano allontanati da me.
Selce, quarzite, ossidiana, osso.
Conchiglie, Pettini.
Terracotte.

Mentre raspavo la terra a testa bassa alle Montagnole, le braccia lunghe, le gambe tese, il sole sulla nuca, andavo in giro nel tempo a ritroso con queste piccole cose rinchiuse nel palmo della mano.


Io vengo da un temporale, ma voi, sicani, elimi, da che venite? Da una conchiglia?
Dall'acqua sempre veniamo.

L'acqua è un abitacolo.
Saverio ragiona sempre intorno all'acqua.
E' la sua bussola.
E secondo me Renate è la custodia della sua bussola anche se ai distratti sembra il contrario.

L'acqua, la vita, gli piovono dentro la testa, e scorrono sul viso, anche quando tutto il resto parla di siccità.

La parola di oggi è OFFICINA.
Il bottino di oggi è composto da strumenti litici abbozzati e schegge di pietra.

Quello che ho visto io oggi non sono le stesse cose che vedono gli altri.



Il capitello incompleto nei pressi delle cave di Cusa, per esempio, non lo vedrai mai se non ti metti a testa in giù.
Quest'autostrada è un muro pieno di felicità.
Oggi se fossi stata capace di catturare immagini con una videocamera...avrei preso una scena da oscar.
Persi sulla strada per il capitello.
Renate, la custodia, la custode, avamposto in avanti.
Lei ferma un'auto.
Nell'auto c'è l'unica persona che poteva passare in quel posto in quel momento: Tramontana, l'anarchico Tramontana.
Lezione di anarchia numero X: corri e grida dietro a chi fugge, o anche a chi corre, cercando di raggiungerlo senza alcuna intenzione ostile, non per afferrarlo, arrestarlo o superarlo ma per chiedergli se siamo sulla strada giusta, se al ritorno ci sale in macchina che dobbiamo venire a fargli visita.

Giosu al vivaio dell'anarchico Tramontana, più tardi, è felice.
Sull'orecchio mi dice: mi piacciono le persone così. Belle 'gnoranti ( che in perugino vuol dire genuine, nude e crude e così sia). Le stimo.

Io ho pensato: Amen.
Questa è la mia preghiera laica per stasera. Chiudo la luce, dalla veranda vi saluto. Domani è il primo maggio.

1 maggio, dal Sasso di Barbato. Portella della Ginestra.

Sto scoppiando.
Non ce la faccio più, esplodo. Piango, non importa. Mi lascio andare.
Io me lo sentivo e ai miei amici lo ho preannunciato. Quando siamo arrivati qui, guidavo io, ho parcheggiato un pò distante, e ho sentito. Ho sentito che sarebbe successo.
Mi è venuta addosso l'energia di questo luogo appena sono uscita fuori dalla gabbia di Faraday della macchina.
Un fulmine.
Lo ho lasciato attraversare longitudinalmente il mio corpo. Vanno le emozioni. Vanno in circolo e completano i buchi delle cose che mi mancano.
Ha parlato Serafino Petta, testimone oculare della strage.
Sta parlando Macaluso.
Non ci vedo più...è tutto sfocato, chiudo il quaderno, mi si annebbia la vista, ma mi si schiarisce il cervello, sempre più. Vado.



1 maggio, sera, aspetto di farmi una doccia. Giosuè occupa il bagno.



Un pò di medianità ce l'ho anche io. Non proprio un sesto senso...che comunque oggi ho molto esercitato.
A Piana degli Albanesi c'ero stata anche se non c'ero stata.
A casa di Franca e Antonino c'ero stata anche se c'ero stata, ma non proprio lì.
In qualsiasi luogo mi pare che posso esserci già stata, in una qualche forma.
Sto impazzendo forse.
Mi sento bene, però.
Antonino ci ha portati a vedere un altare di pane dentro una casa di cura per anziani a Vita. Io riconoscevo i luoghi come da dentro un romanzo. Come se stessi scrivendo una sceneggiatura.
Intuizione e percezione, ho i sensi allargati.

Il totalmente inatteso non mi spetta più.
Eppure io non mollo.


2 maggio, ore 23,30 circa. Sto per chiudere la luce.



Per rami e tronchi.
Calce spenta.
Poltiglia tamponata col rame

La calce è spenta
la vita e viva.
Aggiungici l'acqua.

Idratiamo
bellissimi port de bras
con latte di calce.
E' una danza delle api
sopra le teste.

Domani partiamo. Arrivederci.
















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